Essere due
2020, prints on mirror and iron, cm 180x55x48
“It is an installation featuring two mirrors facing each other and depicting the Swiss side (Matterhorn) and the Italian one (Cervino). As well as showing the true identity of each part, it reverberates the images, in seemingly endless repetition.
Of image that is seemingly inoffensive because it does not interpret fact and does not configure a translation of perceptible elements: the mirror records what strikes it in the precise way it strikes it, referring us to the “truth” and responding to the aesthetic principle of resemblance. In this case, the Matterhorn and Cervino (the same mountain) are united in a two-dimensional vision – superimposing themselves on each other in the reflection. Equally, the form exposes its eternal solitude and impossible “cultural” adhesion, only possible in the deception and ambiguity of the expanded representation produced by the mirror.”
text by Giangavino Pazzola
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“L’opera è un’installazione di due specchi che, posti uno davanti all’altro e raffiguranti l’immagine del versante svizzero (Matterhorn) e di quello italiano (Cervino), oltre a mostrare la reale identità di ogni parte, riverbera le immagini ripetendo la sequenza apparentemente all’infinito. Una dentro l’altra, le due forme determinano una finzione culturale che prende luogo nella mise en abyme, nel processo di inabissamento dell’immagine che – a livello concettuale – permette alla stessa di contenere una piccola copia di sé stessa. Quella che lo specchio restituisce è una tipologia di immagine apparentemente inoffensiva, poiché non interpreta il dato, non imposta una traduzione di elementi sensibili: lo specchio registra ciò che lo colpisce nello stesso modo in cui lo colpisce, rimandandoci alla “verità” e rispondendo al principio estetico della somiglianza. In questo caso, Matterhorn e Cervino (la stessa montagna) sono riuniti in una visione bidimensionale – sovrapponendosi l’uno all’altro nello specchiamento – ma allo stesso tempo la forma ne denuncia l’eterna solitudine e l’impossibilità di aderenza “culturale” che è possibile solo nell’inganno e nell’ambiguità della rappresentazione dilatata determinata dallo specchio.”