Land unfolds

2024, digital print on polyester, 100×150 cm

“Can horizon be a metaphor for futurity that spans green pastures and blue seas? I imagine horizons as sites of transition, like beaches or coastlines, and also as places where perspectives merge.”  Steve Mentz

Land Unfolds is an artwork that revisits the historical memory of the Lighthouse into the urgent environmental issues of contemporary times. The reference goes to the signal flags that were once hoisted on the tall pole in the garden, facing the sea. The flags were bearers of messages, graphically codified and universally recognized. The work portrays a sea horizon with dark and murky waters veiling the underwater depths to remind us that the Ocean prefers to listen rather than seeing. With a physical and symbolic cut, following the line of the horizon, the artist reinterprets climate change as a possibility for a new beginning, creating the space for a new way of living on earth, fluid and transient as the sea. In the continuous waiving movements of the two hems blown by the wind, the human being, now consciously reacquainted, becomes the point of contact between the sea and the sky, the moment when the two entities meet, blending together as a whole universal tale.

 

“Può l’orizzonte essere la metafora di un futuro che abbraccia sia i campi che gli specchi d’acqua? Immagino gli orizzonti come luoghi di transizione, come coste o spiagge, luoghi dove le prospettive si fondono.”  Steve Mentz

Land Unfolds è un’opera che intende reinterpretare la memoria storica del faro, calandola nei temi ambientali urgenti della contemporaneità. Il richiamo va alle bandiere di segnalazione che un tempo venivano issate sull’alto palo che si stagliava dal giardino fronte mare del faro. Le bandiere erano portatrici di messaggi, di corrispondenze graficamente codificate e universalmente riconosciute.

L’opera ritrae un orizzonte marino, le acque cupe e torbide velano le profondità subacquee e ci ricordano che la natura Oceanica predilige l’ascolto alla vista. Con un taglio fisico e simbolico, là dove la terraferma si delinea, invisibile, all’orizzonte, l’artista rilegge i cambiamenti climatici come una possibilità per un nuovo inizio, creando lo spazio per un nuovo abitare terrestre capace di assumere i tratti fluidi e transienti del mare. E nel continuo gioco di sfioramenti e allontanamenti dei due lembi della bandiera sospinti dal vento, l’essere umano, ora riappacificato consapevolmente, diventa il punto di contatto tra cielo e mare, l’attimo in cui le due entità si incontrano, confondendosi l’una nell’altra e diventando parte di un unico, universale, racconto. 

Annalia Boldrin  testo completo →

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